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Grace Kelly era così?

grace-kelly-Grimaldi“La mamma non era così!”, tuonano indignati Alberto, Stephanie e Caroline di Monaco, sconfessando il film con Nicole Kidman che evoca la figura di Grace Kelly e che è stato selezionato per aprire il festival di Cannes. “Alma Reville era diversa da come la si vede nel film!”, ringhia qualcun altro dopo aver visto il film che Sacha Gervasi ha dedicato a Hitchcock e al rapporto che il mago del brivido aveva con la moglie nel periodo della lavorazione di Psycho. Ormai è quasi scontato: ogni volta che un film tocca qualcosa che ha a che fare con la vita, o mette in scena qualche personaggio realmente esistito, ecco che qualcuno alza la mano per dire che la vita (o quel dato personaggio) non sono come li mostra il film. In fondo, la bellezza del cinema sta anche qui: assomiglia alla vita, ma non è la vita, per fortuna. Eppure. Eppure, c’è chi vorrebbe che il cinema si sottomettesse docilmente alla dittatura del verosimile. A quello che egli ritiene sia il verosimile. O il “vero”. Mi è capitato di discutere animatamente con spettatori che di fronte al film di Paolo Franchi E la chiamano estate, si indignavano (e stroncavano…) dicendo irritati: “Ma non è così che funziona il sesso!”. Beati loro che hanno capito con tanta certezza come funziona… Ma ho discusso anche con una spettatrice che di fronte a La migliore offerta di Tornatore brontolava: “Non è verosimile che una ragazza giovane e bella come quella del film si invaghisca di un vecchio come il personaggio di Geoffrey Rush!!!”. A parte il fatto che la fanciulla in questione non si invaghisce, ma simula di invaghirsi, anche in questo caso c’è il rifiuto di un cinema che non si conforma a quella che si presume sia la realtà. Ho scritto “si presume” non a caso: io invidio che ha la certezza di aver capito una volta per tutte che cos’è la realtà. Chi ha la presunzione di credere che il proprio punto di vista sul mondo (e sul sesso, su Grace Kelly, sulla moglie di Hitchcock, su quello che volete voi…) sia l’unico punto di vista possibile. L’unico reale. Il cinema – secondo me – non è mai la realtà. Non è lo specchio del mondo. Non lo riflette. Eppure noi pretendiamo da lui che assomigli a ciò che noi pensiamo sia il mondo. Pretesa impossibile. Le immagini non sono mai la realtà. Vi siete mai chiesti perché quando mostrate la vostra carta d’identità a qualcuno, nove volte su dieci vi sentite in dovere di aggiungere: “Non guardare la foto, sono venuto male!”? Non è che sei venuto male. È che non ci riconosciamo mai del tutto nelle immagini che ci rappresentano. Mai quanto vorremmo. Le immagini ci attizzano e poi ci frustrano, ci promettono e poi ci deludono. Come dire: non ci bastano mai. Non ne abbiamo mai abbastanza. Forse è per questo che continuiamo ad andare al cinema. Perché sappiamo che Grace Kelly non era così, ma che in fondo era anche così.

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